Foto di RavanS


Ultimamente il caso ha voluto che dovessi ritrarre, per persone diverse, dei cari defunti.
Amici, cugini, animali da compagnia. Morti accidentali, suicidi, vecchiaia, non cambia. Sento sempre in punta di penna il peso dell'inesorabilità, quando lo faccio. Mi sento responsabile. Come se in qualche modo tra le anse delle linee che traccio ci fosse possibilità di resurrezione. So che un disegno non farà cambiare le cose, ma penso che se in qualche modo riesco ad essere abbastanza brava riuscirò a ridare vita per qualche istante a quegli occhi che non vedono più. Forse se m'impegno posso ridare speranza, fare l'illusionista giocando a carte con la morte.

Non è inquietante ritrarre volti sapendo che non esistono più, in realtà. Non molto diverso che copiare amici o celebrità, tranne che nel secondo caso ti è familiare quello che copi, sai se stai disegnando bene o male, capisci, richiamando alla memoria fattezze e movimenti, se quel ritratto rispecchia la personalità, l'aura di quella persona. Quando si ritraggono sconosciuti è più complicato.
Hai una sola immagine che non da indicazioni sulla tridimensionalità. Magari è pure una foto venuta male. Con i capelli spettinati. Fatta in un giorno in cui era di malumore, o stranamente felice. Apparentemente non sai nulla.

A volte però l'immagine parla, e cribbio se è ciarliera.
Certi giorni ho l'impressione di comunicare con quelle immagini impresse in pochi pixel, sebbene accada più raramente con le foto di vivi. Non do molta importanza alle facce che copio in genere, possono essere belle, brutte, spesso non noto nemmeno questa differenza. Mi accorgo subito della qualità della foto, che è ciò che m'interessa davvero, ma le facce.. Sono solo una nebbia nella quale scorgo i dettagli. Le mie radici padane mi hanno insegnato la nebbia quando ancora ero piccola.
Lo stesso velo brumoso copre il viso delle persone che copio, qua e là vedo emergere una fossetta, una luce, una pelle butterata, l'onda morbida di un sopracciglio. Nei dettagli mi perdo, m'innamoro, e sono quelli che bramo e mi permettono di ottenere risultati soddisfacenti. Ma quando so di avere a che fare con l'ultima traccia terrena di un essere vivente scatta qualcosa che mi fa rizzare le antenne. In qualche modo mi ritrovo a scandagliare con ogni sonar possibile quel frammento di vita, in attesa di un'eco. Perchè mi sento responsabile.

Nessuno si aspetta i miracoli, eppure ogni volta ci provo, a comprendere chi ho di fronte quanto basta a renderlo credibile e reale. Lascio che ogni più piccola increspatura del viso mi racconti qualcosa di se', voglio credere che quella collana significasse qualcosa, che le dita chiuse in quel modo fossero un tratto distintivo, che quel vestito che indossa fosse il suo preferito.

Sicuramente è solo suggestione, dettata dall'urgenza della morte e ciò che implica. Io, me misera insignificante pezza mortale, io sono incaricata di mantenere la memoria intatta. E cosa siamo se non il ricordo che lasciamo di noi nel mondo? Quanti miliardi di persone sono esistiti dall'alba dell'uomo, di cui nessuno conserva memoria? La memoria ha bisogno di colore per sconfiggere la morte, e io ci provo, con tutto il cuore, a salvare quello che resta.

A volte improvviso. Sapete, vi dicono Fagli i capelli così, Toglici gli occhiali, Fallo più sorridente. Tu esegui, ma qualcosa di tuo ce lo metti per forza.
L'altro giorno mi hanno chiesto di disegnare due cagnolini venuti a mancare. Per uno ho scelto uno sfondo indaco, per l'altro verde. La signora mi ha scritto ringraziandomi, aggiungendo che ero davvero sensibile, che avevano due copertine sempre con loro, uno indaco e l'altro verde. A volte inserisco un fiore, un gioiello, un intarsio insignificante all'interno del disegno, e mi scrivono gioiosi che Oh, era il suo favorito.

I cani nemmeno li vedono i colori come li percepiamo noi, quindi no, non penso che dei quadrupedi defunti mi infondano telepaticamente indicazioni su come fossero accessoriati in vita. Ma credo nella sensibilità, nella capacità di intuire, di comunicare con le immagini ad un livello che trascende il razionale. Sherlock Holmes vedeva nessi tra cose apparentemente distanti, ma faticava a spiegare a Watson il ragionamento che ci stava dietro, faticava a srotolare il filo che univa i pezzi, perchè semplicemente l'esercizio lo portava a vedere A e capire G, saltando a piedi pari le lettere nel mezzo.
Essere disegnatori, artisti è anche questo. Gli occhi ascoltano, immagazzinano e percepiscono a livelli che l'umano medio non raggiunge perchè semplicemente non è allenato a farlo.

Quando non ci sarò più i miei disegni saranno da qualche parte. Non che qualcuno saprà chi li ha fatti, ma le immagini ancora una volta parleranno, se qualcuno saprà ascoltare, e forse qualcuno vedrà di che colore era la mia anima.
Max Rambaldi in bianco e nero

DigitalMakeup

DigitalMakeup è il luogo in cui si nasconde Max, quando non disegna. Ed è un posto composto di Photoshop, invettive contro l'umanità e un sacco di gattyni.

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  1. Qualche mese fa hai realizzato due disegni per me basandoti su due miei racconti personali e a me molto cari; da essi, liberamente, hai saputo cogliere ciò che nel loro intimo volevano trasmettere.
    Dopo aver letto questa riflessione non ho parole se non complimenti. L'ho sempre pensato, siamo davvero il ricordo che lasciamo nel mondo.
    L'arte è forse il modo migliore che ha l'uomo per "vivere" per sempre, e la tua è piena di sentimento e profonda umanità.
    Grazie, vai avanti così.

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    1. grazie! anche se con i racconti forse è più semplice, perchè di per sè narrano, e se lo scrittore lo fa bene uno poi rappresenta quello che gli si è trasmesso. spesso le foto sono solo un istante casuale, come se invece che un racconto si avesse di fronte una nota a fondo pagina di un'agenda. se non sono scatti di un fotografo, che cerca di raccontare qualcosa come fa lo scrittore, è difficile cogliere un racconto, ma ci si prova :) comunque riflettevo oggi, tipo il 90% dell'arte rappresenta defunti, tra santi e divinità e avi, per cui tutto sommato, sono nella media

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  2. Io so che hai disegnato una strega in una stanza che esiste, e in cui quella strega ha messo piede per l'ultima volta molti anni prima di incontrare te...

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